mercoledì 30 novembre 2016

visualizzazione: guardare con la mente



 

La visualizzazione e' una strategia cognitiva utilizzata dagli psicologi ed insegnata agli atleti con la finalità di raggiungere un miglioramento nelle prestazione. 
E' una produzione consapevole, non una semplice fantasticheria o un'illusione, e' la vivida riproduzione mentale di un gesto atletico seguito da una memoria motoria ed una prettamente emotiva. 
Questa tecnica e' volta ad incrementare la prestazione sportiva attraverso immagini specifiche selezionate dall'atleta in base allo sport praticato e dell'obiettivo prefisso. 
Spesso la capacità di visualizzare viene utilizzata ad ogni età ed in modo inconsapevole e può diventare una strategia per migliorare l'attenzione pre gara, non sempre però l'atleta e' consapevole del sottile processo mentale che conduce a questo stato di vigilanza. 
E' possibile visualizzare un'azione dall'interno ma anche vedendola dall'esterno, l'immagine riprodotta dev'essere multisensoriale, più l'immagine appare completa e nitida maggiori sono i risultati! 
Per quanto a linee generali questa strategia cognitiva può apparire di semplice riproduzione e' bene ricordare che va trattata da un professionista il quale la farà rientrare in un percorso di mental training ove la visualizzazione e' soltanto una piccola parte di un macro lavoro.
Perché affidarsi ad uno psicologo esperto di psicologia sportiva?
Perché non vi è gesto atletico senza emozione, senza memoria, senza percezione e sensazione. 


martedì 29 novembre 2016

Beach Volley: due giocatori, un unico respiro

Coppia beach volley femminile, chiamata schema

Sabbia cocente, sposto con il piede, con un movimento ormai automatico,  quel velo superficiale e ruvido, assetto ,stabilità e reattività. Socchiudo gli occhi ben protetti dagli occhiali scuri, sole battente. 
Spezzo il fiato. 
Questo è beach volley.
Alla mia sinistra il mio compagno di squadra, conosco la distanza, la percezione dei rispettivi spazi, parlare non serve, brucia energie. 
Al di là della rete un altro mondo un 'altra intesa, i binomi sportivi sono fatti di silenzi, frasi ripetute e gesti sincronici. 
Come due tuffatori sul trampolino mentalmente ripetiamo il count down .

Guardi in faccia il tuo avversario attraverso le maglie della rete. Cerchi in qualche modo di leggere quel pensiero. Speri di indovinare la traiettoria della sua battuta da un piccolo gesto che può tradirlo. Guarda me. Tirerà su di me. Gambe flesse e pronte alla ricezione. Fortunatamente non sei da solo. Alla tua destra la compagna di mille azioni che aspetta solo di ridarti la palla all'altezza giusta. Rice perfetta palla centrale e veloce. Se palla sporca, alta e larga. Qualche frazione di secondo, il tempo per parlare non c'è. La battuta è su di lei, nessun problema, sai a che distanza da rete devi mettere la sua palla preferita e quanto siano insidiosi i suoi attacchi! PUNTO! Le uniche parole? Le urla di gioia!

sabato 26 novembre 2016

Tabata Training, 4 minuti di pura intensità



Scoperto negli anni '90 da un equipe di ricercatori, guidati dal dott. Izumi Tabata, il metodo Tabata, fa parte delle tipologie di Interval Training ad altà intensità.
L'esperimento che nè ha studiato la validità, ha messo a confronto due gruppi di atleti. Il primo gruppo ha svolto per circa un'ora, cinque volte la settimana, esercizi a bassa intensità. Mentre il secondo gruppo, per quattro giorni la settimana e per un massimo di 20 minuti, ha eseguito 20 secondi di esercizi ad alta intensità con 10 secondi di recupero tra una serie e l'altra.
I risultati hanno parlato chiaro: il primo gruppo, dopo 6 settimane di allenamento, ha dimostrato un aumento nelle capacità aerobiche, ma quasi nullo nelle capacità anaerobiche. Il secondo gruppo invece è risultato migliorato di ben il 28% in entrambe le tipologie di capacità muscolari.
Il Tabata training consiste nell'eseguire un qualsiasi esercizio che cioinvolga un grosso gruppo muscolare, oppure piu' di uno alla volta, in maniera molto intensa per 20 secondi, recuperando poi 10 secondi e tornando a lavorare altri 20. Tutto questo per 8 volte, per un totale di 4 minuti. Immaginiamo di voler lavorare allo squat, eseguiremo quindi il maggior numero di piegamenti sulle gambe per 20 secondi, pausa di 10 e via altri 20 secondi. Per regolarvi sul grado di intensità, dovrete pensare che quelli risulteranno i 4 minuti piu' lunghi della vostra vita!
A questo punto nessuna scusa di tempo potrà mai piu' fermarvi! Sotto con i circuiti Tabata!

venerdì 25 novembre 2016

Enjoy the silence like my psy



Words like violence
Break the silence
Canta Dave Gahan...la musica scorre e la mia play list del pre partita fila liscia come la mia guida.
Non è solo musica ma preparazione mentale, non sono solo note ma un ritmo interno che mi aiuta a concentrarmi, focalizzare prima ancora d'essere in palestra.
Il mental training che preferisco !
All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm
Sono uno psicologo e quando un giovane atleta mi domanda la ricetta magica per arrivare in partita concentrato...determinato...ripenso a me, ai miei ritmi, alla mia musica. A quello che facevo quando ancora non mangiavo psicologia ma ero soltanto una diciottenne con un borsone ed una divisa che preparava le cassette da ascoltarle nella Uno blu sgangherata guidando in modo incerto verso la palestra, cantando a squarcia gola quasi a combattere la tensione della partita.
Alla fine lo sport e' anche questo, ritmo, vibrazioni.

Lasciamo che il suono ci prepari, ci attivi, ci renda presenti.

giovedì 24 novembre 2016

L'ospite del giovedì



Dai campi di calcio...all'equilibrio sulla slackline, oggi apriamo la serranda del garage a Stefano! 
Ciao Stefano, ci racconti la tua storia di sportivo?
 A dire il vero, non c’è granché da raccontare, ho un esperienza molto “normale” da calciatore dilettante, 3 stagioni in Seconda Categoria a Porpetto e 7 in Promozione nella Sangiorgina, interrotte da 3 di inattività, l’Erasmus a Praga e gli impegni lavorativi (avevo deciso di fare solo l’allenatore) mi hanno fatto prendere qualche pausa. Fino ai 20 anni ero il classico “baloner”, solo calcio, calcio e calcio. Dopo l’iscrizione a Scienze Motorie ho cominciato a praticare altre discipline, tutte a livello puramente amatoriale: Triathlon, MTB, nuoto, SUP, Snowboard ma ora la mia passione è la Slackline, camminare in equilibrio su di una corda. 
 Quali sono state le tue maggiori soddisfazioni?
 Quella che ricordo con più piacere è sicuramente la salvezza nel campionato di Promozione, avvenuta 2 stagioni fa. A 5 giornate dalla fine avevo dato la mia disponibilità per rientrare in squadra (mi ero preso una di quelle pause di cui parlavo prima), la mia Società era in piena zona play out e a corto di giocatori. Da lì in poi abbiamo fatto una sconfitta, un pareggio e tre vittorie consecutive. Ci siamo salvati all’ultima di campionato, ribaltando il risultato della gara, dall’1-0 al 2-1, in più, l’altra squadra che si giocava con noi la salvezza diretta, perse 2-0 e quindi la superammo, è stato tanto bello quanto insperato. Oltre all’aspetto tecnico, l’esperienza è stata condita da una serie di episodi “da spogliatoio”: scaramanzie, santini e rituali hanno reso questa storia veramente unica e indimenticabile (tra l’altro, la salvezza è stata festeggiata sul rimorchio di un camion in centro al paese.... neanche fossimo stati il Real Madrid dopo la “decima”). Quella partita rappresenta (al momento) il mio congedo dal calcio giocato... Ecco, finire con la fascia di capitano al braccio e rappresentare il gruppo per cui si ha dato tutto, è stata la mia soddisfazione più grande! Nessun rimpianto, adesso sono contento di camminare sulla mia corda...
 Ricordi qualche allenatore che ha segnato in modo positivo il tuo percorso?
 Certamente, li ricordo uno ad uno ma ho due riferimenti, uno per il settore Giovanile, Maurizio Ciani e l’altro per la prima squadra, Oriano Ferini. Il primo era riuscito a trasformare una squadretta “sfigata” di giovanissimi provinciali (12-14 anni) in una famiglia da cui nessuno voleva andar via. Tutti noi giocatori non vedevamo l’ora che ci fosse l’occasione per incontrarsi, partite o allenamenti che fossero diventavano una festa, senza pensare ai risultati sul campo (scarsetti, a dire il vero). Ricordo con molto piacere quel periodo e quando vedo i miei compagni di allora ne parliamo sempre con entusiasmo. Il secondo mi ha dato l’idea di cosa significhi la professionalità, la dedizione e la cura per il dettaglio nell’attività agonistica. Credo che Oriano mi abbia condizionato molto anche nel percorso da allenatore, anzi, senza dubbio è così. 
Tuttavia, da tutti gli allenatori che ho avuto ho tratto qualcosa di positivo, del resto, si impara anche dalle esperienze negative, No?!
 Oltre ad essere un atleta sei anche un allenatore, ci racconti la tua esperienza?
 Ho cominciato quasi per caso, 13 stagioni fa. A Gemona, dove studiavo Scienze Motorie, cercavano un istruttore per la squadretta dei Piccoli Amici, mi ricordo ancora tutti i nomi, erano indomabili... O meglio, io non avevo le competenze adatte per tenerli a bada, però mi si è acceso qualcosa dentro che non si è più spento, forse vedere il loro miglioramento quotidiano; leggere la gioia nei loro occhi quando arrivavano al campo; intravedere in loro gli stessi sogni che mi portavano a giocare quotidianamente al campetto di Strassoldo (il paese dove sono cresciuto) con gli amici, sempre con la palla sotto braccio o sul portapacchi della mia bici scassata, quando si andava a messa solo per incontrarsi in piazza e giocare assieme una volta finita la funzione (rovinando tutti i vestiti nuovi, che lavate di testa da mia mamma oh!!). Nel mio paese non c’erano distrazioni, 800 anime e pochi altri coetanei con cui condividere 4 calci in compagnia. Ma.... Scusa la divagazione... Parlando mi sono venute in mente alcune scene da lacrimuccia che non sono riuscito a contenere... Comunque, dopo l’esperienza a Gemona, durata due anni, è arrivata l’occasione di allenare a Porpetto, dove ho anche cominciato a giocare “in categoria”, da qui un paio di stagioni e poi il passaggio alla Sangiorgina, dove, ad oggi, sono arrivato all’undicesima annata consecutiva. Ormai quella bianco cremisi è casa mia, una casa che ho provato a costruire secondo quelli che sono gli insegnamenti ricevuti nei miei anni di formazione universitaria e di collaborazione con il Settore Giovanile e Scolastico della FIGC regionale (che conta uno staff molto valido e competente, guidato dal prof. Giovanni Messina). A San Giorgio mi hanno dato fiducia e responsabilità, dopo due anni come allenatore sono diventato responsabile della Scuola Calcio (5-12 anni) e da 2 sono faccio da referente anche dell’Attività Agonistica (12-16 anni). Adesso alleno 2 squadre e coordino gli aspetti tecnici della Società, imposto la programmazione, sviluppo progetti formativi rivolti alle varie figure societarie, e tanto altro, in pratiche sono 7 giorni su 7 al campo. Ogni tanto vorrei avere un giorno libero ma non mi sono mai lamentato dell’impegno orario e dei fine settimana dedicati allo sport, del resto, come potrei?!? 
Oltre ad allenare in società, insegno educazione motoria nella scuola primaria, collaboro con la FIGC, con il CONI e durante l’estate aiuto i miei colleghi (e amici) Jonatah e Francesca in spiaggia a Grado, tre anni fa hanno cominciato con l’A.S.D. Fairplay una serie di proposte sportive rivolte a giovani ed adulti che meritano di essere approfonditi per lo spirito ed entusiasmo che ci mettono in ogni attività. La loro pagina facebook è A.S.D. Fairplay Massimo Bertoni, merita un like!;) 
 Che ruolo e preparazione dovrebbero acquisire al giorno d'oggi gli allenatori, a tuo parere?
 Gli allenatori dovrebbero capire che allenare significa mettersi al servizio dei ragazzi che si hanno a disposizione, fare tutto ciò che è nelle proprie possibilità per migliorarli permettendo loro di vivere un’esperienza utile alla crescita, sia questa tecnica, tattica, fisica ma anche etica ed umana, i due percorsi sono imprescindibili. Il calcio e le necessità dei giovani sono cambiate molto negli ultimi anni, l’era digitale ha introdotto un sistema di relazione diverso, per certi versi più complicato da gestire, non si può tornare indietro. Gli allenatori devono adeguare il loro sistema di allenamento e il modo di rapportarsi con i ragazzi, le proposte devono essere più dinamiche, dirette e divertenti. I giovani d’oggi hanno bisogno di continui stimoli, di sicurezze, e di attenzioni che alcuni anni fa non erano così indispensabili. Ecco, mi piacerebbe che gli allenatori si adeguassero di più al contesto in cui si trovano ad operare ed accettassero le novità che la ricerca scientifica sta evidenziando in ambito di apprendimento motorio e metodologia dell’allenamento. Le conoscenze umane stanno progredendo in tutti gli ambiti ma non capisco perchè ci sia tutta questa difficoltà ad accettare le novità in quello sportivo (tendenza che si verifica specie nel calcio), qui si tende a replicare i modelli subiti nella propria esperienza di praticante, 20/30 anni fa, e questi sono spesso inadeguati al momento storico che stiamo vivendo. 
 Cosa insegni ai tuoi giovani atleti?
 Più che insegnare, parlerei di trasmettere. Cerco di trasmettergli la mia passione per lo sport, credo che sia questo il carburante principale per sviluppare un percorso veramente formativo. Se  la passione di uno sportivo è forte, si superano tutte le difficoltà, gli infortuni, i problemi, si trova il tempo per venire sempre ad allenamento, migliorarsi e ascoltare l’allenatore. La passione credo si trasmetta proponendo sedute divertenti, dove l’orientamento è nei confronti del miglioramento personale, dimostrando interesse per i ragazzi e il loro percorso, sia tecnico che umano. Inoltre cerco di far capire che l’importante non è vincere, e tantomeno partecipare (la ritengo una “frase fatta” particolarmente fastidiosa, chiunque può partecipare e non voglio che i miei ragazzi si considerino delle persone qualunque), l’importante è uscire a testa alta da qualsiasi competizione, avendo dato sempre il massimo di se stessi, che si tratti della partitella tra amici o della finale di Champions, di una vittoria o di una sconfitta, poco importa. Credo che questo atteggiamento volitivo serva tanto al talento come al ragazzo meno dotato, il primo può così capire che non deve adagiarsi sulle sue qualità ma deve continuare a lavorare forte, il secondo trae esperienza dallo sport per affrontare le sfide della vita, e non subirle. Nella società dove lavoro, attraverso una programmazione per obiettivi che rispettano le varie fasi di crescita, stiamo cercando di sviluppare un percorso in cui il giocatore sia autonomo e consapevole di quello che sta facendo, attraverso questo sistema vengono trasmesse le competenze relative al gioco del calcio. 
 Qual è il progetto di cui vai più fiero?
 4 stagioni fa ho redatto un documento che riassumeva i progetti sviluppati dalla Sangiorgina negli ultimi anni ed è stato premiato dalla UEFA con la medaglia di bronzo a livello europeo all’ “UEFA Grassroots Award”, categoria Best Club. In pratica la UEFA - la Federazione che riunisce le 53 Federazioni calcistiche europee - attraverso il Carta del Calcio di Base (Grassroots Charter), definisce le linee guida del calcio giovanile e premia annualmente i progetti, i leader (allenatori o dirigenti) e le società che a livello europeo incarnano di più lo spirito di questa “Carta” che è il riferimento per i progetti tecnici sviluppati dalle varie Federazioni. Dentro a questo documento  che abbiamo presentato c’erano i progetti di: Calcio Integrato (coinvolgimento di ragazzi speciali nell’attività tecnica delle squadre), la Scuola di Tifo (laboratorio di tifo corretto rivolto alle categorie Pulcini ed Esordienti - 8/10 anni -), il Terzo Tempo Fair Play (merenda post partita svolta secondo indicazioni alimentari salutari) oltre ad una serie di iniziative atte a dare una corretta visione del calcio giovanile. Per chi volesse approfondire, il documento da cui è arrivato il premio, è stato pubblicato sul sito della società: www.sangiorginacalcio.it . E’ stata senza dubbio una grande soddisfazione, frutto di un lungo percorso a cui hanno contribuito dirigenti, allenatori e responsabili della Società. Mi piace particolarmente perchè non è un premio basato su risultati sportivi ma rappresenta un riconoscimento ad un’impostazione di lavoro che si basa sulla formazione e sulla crescita a lungo termine dei ragazzi, partendo dal presupposto che le società dilettantistiche devono sì cercare di formare giocatori, ma anche contribuire a sviluppare i cittadini del futuro. 
 Programmi futuri?
 A livello lavorativo, faccio quello che speravo di fare a 50 anni. Certamente vorrei trovare le energie per continuare con l’attività intrapresa, ma le difficoltà economiche generali e il clima attorno allo sport giovanile, non aiutano. Ogni tanto le mie certezze vacillano, poi scendo in campo e dimentico tutto, per ora allenare è la medicina ai miei dubbi, spero funzioni a lungo. In caso, il mio piano B è mandare avanti la trattoria di mio padre... La Fricheria al Cavallino, a Strassoldo... No, in realtà l’ho detto solo per fargli un po’ di pubblicità (devo giustificare i pranzi che mi fornisce :) ),  la ristorazione non è proprio il mio ambito. Riassumendo, vorrei continuare a fare quello faccio. 
 Intanto, hai un sogno nel cassetto (sportivo)?
 Sì, certo!! Ma non te lo dico, se no non si avvera!;) Una speranza però posso dirtela... Vorrei che l’ambiente attorno allo sport giovanile cambiasse, si è troppo legati al risultato, un giocatore è forte ed un allenatore è bravo a seconda del risultato delle gare giocate. Questo è un principio che può valere per i professionisti, ma non può essere così in ambito giovanile. Certo, vincere è importante (e te lo dice uno che al campetto con gli amici si infuriava perchè prendeva gol o tornava a casa con il broncio dopo una partita persa) ma giocare per imparare lo è di più. A livello giovanile si può vincere un campionato, non avendo imparato nulla, e perderle tutte, avendo acquisito una lezione che può servirti tutta la vita, anche fuori dal rettangolo di gioco. Spero che avvenga questo cambiamento di mentalità e cultura sportiva (di cui il nostro paese è carente). Troppo?! Mah.. I sogni devono essere fatti in grande, se no che sogni sono? 

Grazie a Stefano e Clio per l’opportunità, parlare di sport, aiuta lo sport a crescere! In bocca al lupo per la vostra avventura!

Wonder Woman esiste ed ha gli sci ai piedi



Questa sera vorrei iniziare un approfondimento su di un'atleta che seguo sempre con ammirazione: Lindsey Vonn.
Una sciatrice acclamatissima, ma allo stesso tempo un personaggio mediatico non indifferente! Da Wonder Woman delle piste da sci a donna copertina su diverse riviste e passerelle.
Una campionessa ormai indiscussa, che durante la propria carriera ha sofferto diversi infortuni, dai quali è sempre stata in grado di rientrare alla grande.
Mi impressiono spesso e volentieri nel vedere i post su facebook dei suoi allenamenti. Esercizi di funzionale adattati al massimo alla disciplina dello sci. I suoi preparatori riescono a farle utilizzare piu' di un attrezzo propriocettivo alla volta, nella maggior parte dei casi sovrapponendoli, in modo da poter ricreare tutte le variabili di instabilità della sciata.  Un'atleta che è davvero sempre riuscita a stupire tutti fin dalla prima gara di rientro post trauma, proprio grazie alla sua tenacia e determinazione.
Lindsey Caroline (Kildow) Vonn nasce il 28 Ottobre del 1984 a Saint Paul (Minnesota) negli Stati Uniti. Nipote e figlia d'arte, in quanto nonno e papà sono anch'essi ex sciatori professionisti. Inizia molto presto il primo approcio con le discese all'età di tre anni. A sette le prime competizioni dimostrano fin da subito le potenzialità della piccola sciatrice. Fintantochè la sua famiglia per intero decide di trasferirsi a Vail, in modo da permetterle di proseguire i propri allenamenti nel miglior modo possibile. La storia dimostrerà che non si sbagliavano!

martedì 22 novembre 2016

Sta sera si gioca! Cosa mangiare?

Quante volte facciamo caso a cosa mangiamo il giorno prima, o ancora peggio, il giorno stesso di una prestazione importante?

Non tutti i metabolismi sono uguali, ma alcune semplici regole andrebbero sempre rispettate.
Quello che bisogna tenere bene a mente è che il nostro corpo ha bisogno di energia e di mantenere molto alto il livello di idratazione. Il primo caso è banale, senza la giusta dose di energia, il nostro corpo non sarebbe in grado di sostenere la fatica muscolare. Il secondo caso serve prima di tutto a prevenire possibili infortuni.
Iniziare sempre da una colazione ricca e ben bilanciata, come dovremmo fare ogni giorno. Uno spuntino a metà mattinata. Ma cosa più importante il pasto principale. Soprattutto nei casi in cui saremo impossibilitati a fare il secondo pasto prima della prestazione. A pranzo quindi, importantissimi per fornire le energie necessarie, i carboidrati complessi derivati dagli amidi. Si possono assumerli attraverso la pasta,il riso oppure i cereali. Cercando sempre di evitare condimenti e/o sughi troppo pesanti. Ottimo abbinamento quello con verdure cotte quali spinaci e/o patate e/o carote. Importantissimi per l'apporto idrosalino verdure crude e una buona dose di frutta fresca. Ci si può concedere anche una fettina di dolce, evitando le creme.
Assolutamente sconsigliati grassi fritti, insaccati (fatta piccolissima eccezione per bresaola e prosciutto crudo sgrassato) o carni troppo grasse (per esempio quella di maiale). Non esagerare nemmeno con zuccheri semplici (dolciumi o zucchero) per evitare sbilanciamenti nell'equilibrio glicemico.
Altro momento importantissimo, almeno 3 ore prima della competizione, un nuovo spuntino, molto simile ad una colazione.
Pertanto, riassumendo, le regole da seguire sono le seguenti:

  • Garantire un buon apporto energetico e mantenere alto il livello di idratazione
  • Prediligere carboidrati complessi, soprattutto nel pasto principale
  • Una buona porzione di verdura e frutta fresca
  • Evitare di appesantire l'apparato digerente con grassi troppo complessi
  • Non esagerare con zuccheri semplci
  • Spuntino energetico almeno 3 ore prima

domenica 20 novembre 2016

Sei pulito?

A posteriori,valutando le Olimpiadi e le Paralimpiadi conclusesi qualche mese fa, l'unica immagine mentale che riesco ad estrapolare e' una grande bilancia oscillante, i due piatti contengono l'uno medaglie, sacrifici, delusioni e vittorie, l' altro doping, farmaci con prescrizioni sospette e gesti atletici tanto spettacolari quanto al limite dell'umano. 
La storia ci racconta che il doping e' sempre esistito, l'alterazione della prestazione sportiva ha radici resistenti, il papavero da oppio veniva utilizzato come euforizzante e l'esame all'alito degli atleti era il primo antidoping conosciuto. 
D'altronde lo sport e' superare i propri limiti...di resistenza, di costanza e in alcuni casi di morale. 
Perché proprio la lealtà in senso stretto, la morale, se eluse, permettono agli atleti di tradire se stessi , gli avversari, lo sport e gli spettatori. 
Riducendo ai minimi termini, la motivazione che spinge atleti, allenatori, medici sportivi a caldeggiare l'aiuto chimico al fine di migliorare la prestazione va' ricercata in un basilare concetto di regola. 
Le regole esistono per non essere infrante, perché rischiare tutto, la vita stessa, alterando i propri risultati?
Sei pulito? 
Questo dovremmo chiedere ad ogni sportivo giovane o amatore. 
Sei veramente pulito? 
Dopo una partita più faticosa ricorrere al famoso fans per lenire gli acciacchi...per evitare di sentire il peso del limite,non e' comunque doping?
Lo sport non è forse fatica, dolore e risultato?
Sei pulito? 
Forse con più dolori ed un tempo di recupero infinito, consapevole del limite personale sarebbe bello poter rispondere di si!




 

sabato 19 novembre 2016

Allenamento funzionale: il tuo corpo ti ringrazia


Per allenamento funzionale si intende l'esecuzione di esercizi finalizzati a coinvolgere il maggior numero possibile di distretti muscolari per volta. Ogni movimento vuole essere più vicino possibile o uguale al gesto atletico naturale. Vengono prima di tutto stimolate le proprie capacità propriocettive e di controllo del proprio corpo nella sua integrità. Il primo distretto muscolare che dobbiamo imparare a gestire nel migliore dei modi è il core, la nostra cintura addominale e lombare. Riuscendo a migliorare la preparazione e percezione muscolare di questa area, saremo in grado di migliorare notevolmente la gestione di tutto il resto del nostro apparato muscolo-scheletrico. É infatti da qui che vengono gestiti la maggior parte degli equilibri dei nostri movimenti e sforzi. Se pensiamo molto semplicemente che tutta la forza del pugno di un pugile deriva proprio dalla sua capacità di spostare il proprio peso. Grazie all'equilibrio tra caviglia e rotazione dell'anca tutta l'energia cinetica viene trasmessa al pugno e di conseguenza al corpo dell'avversario.
Forza e resistenza dei muscoli stabilizzatori, equilibrio,  flessibilità e mobilità articolare, coordinazione sono tutte capacità motorie sviluppate al massimo da questa particolare metodologia di allenamento.
Non ne gioveranno solo i nostri movimenti di gara, ma anche i gesti della vita quotidiana. Un core ben allenato può difenderci da problemi della zona lombare o all'articolazione delle anche. Una ritrovata gestione del proprio equilibrio sarà sicuramente di grande aiuto anche alle giunture di ginocchia e caviglie.

giovedì 17 novembre 2016

L'ospite del giovedi



E' permesso? Si può?
Mi hanno gentilmente invitato in questo Garage per parlare un po' di pallavolo, con particolare attenzione, vista la mia residenza, all'attività svolta in quel di Ronchi...
La Pallavolo Ronchi è una società attiva sul territorio Isontino da ben 46 anni, occupandosi dello sviluppo e della promozione del gioco della pallavolo giovanile, anche a livello scolastico.
Complessivamente, oggi, sono coinvolte nell’attività un centinaio di tesserati divisi tra atleti e dirigenti, senza considerare le famiglie che sostengono con passione la pratica agonistica e non agonistica dei loro ragazzi.
L’attività della Pallavolo Ronchi sta vivendo una fase di grande espansione, una crescita senza dubbio positiva che, però, richiede alla Società degli sforzi ulteriori rispetto a quelli, enormi, che già si stanno facendo.
Si parte dagli gnomi del microvolley – dai 4 anni – fino ad arrivare alla prima squadra che, in questa stagione, partecipa al campionato di prima divisione; passando per il minivolley, under 12, 13, 14, 16 e 18.
Far crescere i giovani con lo sport, infatti, richiede un grande impegno da parte degli adulti che viene ripagato col vederli impegnarsi per poter emergere e raggiungere risultati positivi mettendo in campo ideali, valori veri e sano spirito di sacrificio.
Quello spirito di sacrificio che è elemento indispensabile per la preparazione alle competizioni che la vita riserverà loro in futuro.
Una mission, per realizzare il sogno di un crescente numero di ragazzi di giocare a pallavolo.
All'interno della Pallavolo Ronchi, recito il ruolo di Direttore Sportivo del settore giovanile, ruolo che mi occupa molto ma che, allo stesso tempo, mi da molte soddisfazioni. I giovanissimi del Micro e Minivolley stanno vivendo, giorno dopo giorno, delle esperienze indimenticabili, perché lo sport è un formidabile strumento di benessere e crescita. Credere nel settore avviamento alla pallavolo è fondamentale, perché questo settore custodisce uno straordinario patrimonio di crescita e di cultura. E’ un eccellente opportunità di apprendere ed esercitare abilità che, poi, saranno utili per tutto il corso della vita. La partecipazione ad attività come il Minivolley consente di conoscere e comprendere a fondo principi e concetti come il rispetto delle regole, correttezza, uguaglianza, amicizia e sana rivalità.
Personalmente non posso che essere orgoglioso del lavoro che, io ed il mio staff, siamo riusciti a fare da maggio 2014 – periodo in cui siamo approdati a Ronchi dopo una vita sui parquet triestini – ad oggi svolgere, ed il ringraziamento va principalmente alle società che ha creduto in noi ed agli atleti che hanno reso tutto questo un elemento di livello.
Uno staff affiatato, alla cui gestione tecnica siede Giuliana Marchesich, allenatrice esperta  e dalla particolare sensibilità alla scoperta di nuovi talenti, affiancata alla giovanissima Sara Aruffo. Allenamento dopo allenamento, seppur lavorando con mezzi e strutture limitati, hanno fissato le basi di una di quelle realtà che sta diventando un punto di riferimento qualitativo per la Provincia di Gorizia.
Tradizione, passione, entusiasmo, competenza: la Pallavolo Ronchi è questo e molto altro.
Massimiliano Marculli

martedì 15 novembre 2016

I pilastri dell'Alimentazione



Molto spesso mi capita di ripensare a quanto mangiavamo io e i miei compagni di squadra. Un sacco di ore di allenamento ogni giorno si traducevano in una fame vorace da mattina a sera. Mai nessuno però, ci ha mai parlato del come e cosa mangiassimo. Purtroppo nella maggior parte dei casi nè gli allenatori, nè le società sportive, sono in grado di fornire informazioni essenziali su uno dei temi piu' importanti della vita di un atleta: una sana e corretta alimentazione. Un argomento sempre sottovalutato, soprattutto nei e dai giovani sportivi.
Un corretto bilanciamento degli apporti calorici è fondamentale per garantire al proprio organismo tutti gli ingredienti necessari. Infortuni, affaticamenti, derivano molto spesso da una carenza di uno dei principali macronutrienti.
Cali di prestazione durante una gara oppure un allenamento possono significare un mancato apporto di carboidrati. Infatti essi sono la nostra primissima fonte di energia. Benzina principale per tutti i tipi di prestazione.
La carenza della giusta quantità di proteine ha sicuramente come conseguenza il rallentamento nella ricostruzione delle fibre muscolari rotte durante le prove fisiche piu' dure. Da qui derivano stanchezza e affaticamenti.
I grassi, oltre a fornire energia a piu' lento rilascio, utile durante le attività di lunga durata, garantiscono la giusta lubirificazione di ossa e giunture di tutto il nostro apparato scheletrico e tendineo.
Una figura di riferimento, capace di fornire alcuni semplici accorgimenti, in ambito sportivo, ma anche quotidiano, come quello scolastico, può davvero fare la differenza nello sviluppo di giovani (e non) atleti.

domenica 13 novembre 2016

luoghi dimenticati 2 Parco Globojner






 

La domenica novembrina ci regala un nuovo luogo dimenticato.
Un percorso salute lambito, quasi divorato dal bosco, rovi, ippocastani dai colori sfumati. 
Solo gli inguaribili nostalgici riusciranno a vedere cosa c'era. 
Ad un tratto...mare, un respiro e tutto il golfo triestino si apre davanti a noi.
Mi allontano da questo luogo con l'idea di ritornarci per vedere quanto la natura farà sua questa realtà artificiale.

 
 

 
 
 
 
 

venerdì 11 novembre 2016

Tutti in canoa con Mauro


Un calorosissimo benvenuto all'interno del nostro garage a Mauro.

Ciao Mauro,puoi presentarti brevemente per chi non ti conosce?
Ciao a tutti, sono Mauro Pra Floriani, atleta gradese di canoa nato nella Società Canottieri Ausonia e da 8 anni in forza alle Fiamme Oro - Polizia di Stato.

Ricordi la prima volta che sei salito in barca?
Certo! avevo 13 anni e come é giusto che sia é stato per gioco, ma evidentemente mi deve esser piaciuto molto!

Quando hai capito che questo sport sarebbe diventato il tuo futuro?
Ci sono stati due avvenimenti, il primo a 18 anni, mi ero imposto di rientrare nella squadra nazionale Junior, se così non fosse stato avrei smesso. Mentre il secondo è stata la vittoria del concorso per entrare a far parte del gruppo Fiamme Oro nel luglio 2008.

Ricordo più bello?
Per quanto ci siano stati risultati più importanti, il ricordo davvero indelebile risale al 2006, quando per la prima volta vinsi un titolo italiano. Categoria Under 23, un risultato inatteso, ma al tempo stesso molto "atteso": una volta tagliato il traguardo, ci vollero 5 minuti di analisi al photofinish. Le lacrime e l'emozione del mio allenatore Andrea Tessarin, sono tutt'ora impresse nella mia memoria. La sua felicità sembrava maggiore della mia. Non a caso lui rimane ancora oggi il mio punto di riferimento, sportivamente parlando.

Delusione più grande?
Sicuramente quest'anno! In seguito all'ufficializzazione del ripescaggio del K4 1000 metri italiano per i giochi olimpici di Rio ( grazie alla squalifica degli equipaggi bielorussi, positivi ai test antidoping ). Facevo parte del gruppo di 6 atleti "papabili", ma non é stato concesso alcun test per la selezione dei 4 partenti. Tutto si é deciso a tavolino. Mi sono così visto mortificare non solo i miei diritti, ma bensì i principi dello sport.

Cos'hai imparato?
Ho imparato a lottare con ancora più energia perché nessuno ti regala nulla, nemmeno nello sport.

Com'e' lo sport italiano oggi? In cosa vorresti migliorasse?
Si può "passare"?  siamo molto indietro. Non vedo assolutamente la forza necessaria per un cambiamento di rotta. Vedo un "carrozzone" costoso e inefficiente che, per sopravvivere, si appoggia totalmente ai pochi appassionati che danno anima e corpo per lo sport, gratuitamente e unicamente per passione.
Ragionerei a livelli:
- A partire dalle scuole per l'infanzia e l'istruzione primaria darei molta più importanza ad attività fisiche ed educazione alimentare.
- Nelle scuole secondarie farei in modo di garantire maggior flessibilità agli studenti che sono già atleti di alto livello. Dando loro la possibilità di poter sviluppare di pari passo sia il loro percorso formativo che quello sportivo.
- Mentre nello sport d'élite mi piacerebbe vedere maggiore collaborazione tra le diverse federazioni sportive al fine di far crescere tutto il movimento sportivo nazionale.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Per il futuro ancora un quadriennio olimpico al 110% con la probabile entrata in scena alle olimpiadi del K4 500, non vedo l'ora!

Un augurio alla giovani leve...
Alle giovani leve auguro prima di tutto di poter raggiungere i propri obbiettivi. Ciò non significa necessariamente vincere, ma vivere lo sport al 100%! Imparare a conoscere il proprio corpo, ad alimentarsi correttamente, saper controllare ed incanalare le proprie emozioni, mettersi sempre in discussione. Tutto questo cerco di trasmettere ai giovani atleti della S.C. Ausonia e devo dire che spesso alcuni allievi hanno già iniziato a superare il maestro.

Grazie Mauro per il tuo graditissimo intervento. Hai aperto davvero un  sacco di argomenti interessanti e al tempo stesso spinosi. Ti aspettiamo presto. La serranda del Garage sarà sempre alta quando avrai voglia di approfondire qualsiasi dei punti toccati.

giovedì 10 novembre 2016

I luoghi dimenticati




 Via Marco Praga, Trieste, rione servolano logorato dalle contese tra il colosso sputa fumo della ferriera e la popolazione che non smette di combattere per un futuro di salute e libertà, qui, nell'area della scuola primaria si erge semplice, composto ed un po' malinconico il primo luogo dimenticato di cui parlerò.
Ho sempre avuto una certa curiosità per ciò che appare decadente ma se guardato nel particolare nasconde una storia semplice. 
mi fermo per fare la foto, la pioggia leggera bagna quelli che una volta erano due campi, uno da bascket ed uno da pallavolo. Se presto attenzione percepisco nitidamente lo sport, il rumore dei palloni, mi sembra di vedere sugli spalti la vita che popolava questa struttura tanto desolata oggi quanto innovativa anni fa. 
Se si fa attenzione, un po' più in basso...si, si proprio li' dietro c'è anche una pista di atletica, piccola ma funzionale. 
Ciò che ho davanti è traccia di un'umanita sportiva ora assopita, stanca e sfocata. 
Non mi soffermerò sui miei sogni e su come potremmo risvegliare questo cuore sportivo che batte seppur flebile. 
Lascio a voi le vostre immagini e fantasie affinché ogni luogo dimenticato possa ricominciare a destare attenzione, sguardi e vita. 

 

martedì 8 novembre 2016

Prima di campionato


Pochi allenamenti, ma sempre molto da provare e perfezionare. Hai scelto la strada dell'amatoriale perché volevi essere libero. Un compromesso tra gli impegni della vita quotidiana e la pratica di uno dei tuoi sport preferiti. Niente di così semplice. L'agonismo dentro di te e l'amore per lo sport non ti danno tregua. Consapevole di aver dedicato troppo poco tempo alla preparazione atletica nella scorsa stagione, con un infortunio che ti ha bloccato mesi come conseguenza, quest'anno decidi di eseguire gli allenamenti muscolari con una ritrovata determinata costanza, affiancandoli da un corso di ginnastica posturale come ulteriore prevenzione.
La prima di campionato si avvicina, tra un impegno e l'altro studi a tavolino tutte le possibili formazioni. E Si!  perché nella maggior parte dei casi, amatoriale significa anche autogestione. Nuovi rinforzi e qualche perdita. Il tutto si traduce in equilibri che si vanno a modificare. In uno sport di squadra è la coesione del gruppo a fare la differenza e non l'exploit del singolo.
Qualche giorno prima confidi tutte le tue ansie alla compagna di squadra di sempre, scoprendo anche in lei dubbi e perplessità derivati dallo scarso tempo avuto a disposizione. Ultimi ritocchi, tanta determinazione e che fischio di inizio sia!
Buon campionato a Tutti!

Se non si può sciare...ci sono sempre le Terme!

Venerdì mattina prendi lo skipass per soli due dei tre giorni di soggiorno previsti. Purtroppo le previsioni per la domenica non sono delle migliori, ma la speranza di poter staccare anche quel terzo biglietto ti pervade il cuore. La neve, ma soprattutto la scarsissima visibilità ti dicono no! Fortunatamente l'organizzatissimo comprensorio del Kitzsteinhorn mette a disposizione un favoloso canale TV dedicato al live dalle piste. Quattro videocamere riprendono costantemente e da diversi punti tutto il ghiacciaio. La perturbazione in corso non permette di vedere ad un palmo dal proprio naso, pertanto, con tutta la calma che può caratterizzare una domenica mattina in vacanza, scendi a fare colazione.
Nulla é Perduto! a circa 500 metri di distanza sorge un centro termale in grado di garantire una favolosa e rilassantissima alternativa. Dopotutto i primi due giorni di sci della nuova stagione si fanno sentire e le tue gambe ti ringrazieranno sicuramente della scelta. Se poi mettiamo in conto la possibilità di elimare qualche tossina e scoria, accumulate nelle serate non proprio "sportivamente corrette", abbiamo fatto tombola! Infatti notevoli studi dimostrano il beneficio del idromassaggio e dell'acqua calda nel lenire affaticamento, distendere contratture muscolari e sciogliere acido lattico. Per non parlare del fatto che molti medici dello sport consigliano ai propri atleti una seduta di saune almeno ogni 15 giorni. Grazie alla elevata temperatura ed umidità, l'aumento della circolazione sanguigna, dovuto alla dilatazione dei vasi, allevia il dolore derivato da contratture o piccole distorsioni muscolari.
Quindi cara Kaprun é arrivato il momento di dirti grazie e arrivederci al prossimo anno!

sabato 5 novembre 2016

3029 quando la natura ti dice stop.


3029 metri, Kaprun quanto ti ho attesa. Saliamo il primo troncone, secondo troncone, la mia emozione per la prima discesa della stagione è palpabile.
Adrenalina, secondo troncone, la chimica si fa sentire ma l'adrenalina supera la sensazione di mancanza di ossigeno. 
Si aprono le porte e lì davanti a me, neve. 
Sci ai piedi e via, cambia la montagna ma Surfata dei miei twin tip fa sentire a casa.
Le prime piste sono quelle del rodaggio e va tutto molto bene. 
Poi le piste della sicurezza e sento che ci sono, le gambe sono reattive, l'attenzione alta, troppa sicurezza non giova mai. 
Seggiovia, ancora, ovetto e continuiamo a scendere
. E va tutto bene. 
Saliamo nuovamente a 3000 e li...stop. 
On/off
Off, la testa rimbomba, le gambe ci sono ma quei 3029 inizio a sentirli tutti, uno per uno, che fare? 
Invincibile o umana?
Umana, ringrazio la vetta per le ore regalate, non è finita qui, ma oggi hai vinto tu montagna, te lo riconosco.

venerdì 4 novembre 2016

L'ospite del giovedì (anche se è venerdì)


Toc toc
Chi bussa alla serranda del garage? Francesco Toneguzzo (Tone) amico, pallavolista, allenatore...cuore e pallavolo!

Una palla. Una magica palla. Amica da anni, forse da sempre...inconsapevolmente. Ti ho scoperta tardi (a quasi 18 anni) cercando di fare altri sport che poi mi hanno portato a te. Una palla che contraddistingue una passione, la MIA passione, il mio sport, la Pallavolo. Mi hai portato a conoscere persone che hanno fatto, fanno e faranno parte per sempre della mia vita. E questa è la cosa più bella dello sport che amo: il gruppo. Da solo non sei niente, il gruppo e' tutto. L'importanza di condividere tutto: ore di allenamenti fisici, tecnici per migliorarsi individualmente ma sopratutto come Squadra. La squadra..questo fa la differenza...quante volte ho visto 7 giocatori singolarmente fortissimi ma che insieme non riuscivano a creare quel feeling e quegli automatismi che fanno la differenza nella pallavolo come in ogni sport di squadra. E qui sta il bello di questo sport. La passione, il cuore, l'umiltà, il lavoro, il non mollare fino all'ultimo punto, la grinta, la SQUADRA!! Ogni volta che entro in palestra e' una gioia, mi isolo da tutto e tu cara palla mi fai dimenticare anche una pessima giornata in pochi secondi. Prima di una partita, stesse sensazioni da anni: tensione, fiato corto, alla volte brividi che se ne vanno in un lampo al fischio d'inizio e lasciano spazio alla grinta, all'agonismo, alla voglia di portare a casa la partita. Cara palla, quante partite e quanto mi farai divertire ancora! Già da sabato. Voglio dedicarti un'unica parola: GRAZIE ❤❤

 

L'attacco ha fatto clack


Partenza ore 5 del mattino. Una notte passata quasi insonne perché l'emozione, come qualsiasi altra volta, si fa sentire. Dopo aver macinato un bel po' di chilometri in autostrada, vedi spuntare quella vetta tutta imbiancata che ti aspetta. La prima sudata della nuova stagione per entrare in quello scarpone maledettamente stretto, ma così tanto voluto, che non fai trasparire alcun segnale di difficoltà. Due tronconi di ovovia. Puoi finalmente buttare giù gli sci e inforcarli. Clack, lo scarpone che si inserisce nel suo più naturale alloggio, l'attacco. Buona prima giornata di sci...e speriamo che le gambe tengano.


 

mercoledì 2 novembre 2016

Ferragosto significa Kaprun

Vetta del Kitzsteinhorn 3203 metri - Vita da Ghiacciaio

Ogni anno ferragosto apre ufficialmente le danze ai discorsi sullo sci. L'estate sta finendo e la neve chiama. Tutto questo per noi, da diversi anni, ormai il conto è andato perduto, significa Kaprun!
Una volta fissato il numero dei partecipanti, arriva il momento di contattare Claudia, il nostro punto di riferimento, quasi una seconda casa in quel di Piesendorf. Sportpension Thayer a due passi dal centro di Kaprun offre tutti i confort e servizi necessari a passare uno splendido soggiorno. Certo non possiamo dire che le ore passate in camera siano molto numerose. La sveglia suona presto la mattina, per ritrovarsi tutti assieme a fare colazione, accompagnati da una splendida vista sulla vetta del Kitzsteinhorn, che dall'alto dei suoi 3203 metri ti scruta imperioso.
Tuta,casco, maschera, guanti, scarponi e sci...Pronti? Via! Bisogna sfruttare al massimo le prime ore del mattino, non dimentichiamoci che si tratta del primo weekend di Novembre!
Sali i primi due tratti in ovovia e man mano che la vista si fa sempre più mozzafiato, raggiunti i circa 2500 metri del "Big Apple", l'aria si fa più rarefatta. La prima vera prova arriva a quasi 2900 metri quando ci si deve abbassare ad allacciare gli scarponi, il fiatone si fa già sentire. Poi la prima discesa della nuova stagione sciistica e qualsiasi altro pensiero svanisce come per magia, forse perché l'ossigeno scarseggia sempre di più. Ci sei solo tu, l'equilibrio perfetto di quella danza frenetica e il frusciare della neve sotto le lamine dei tuoi sci.
La sera non è per nulla da meno. Dopo un riposino rilassante alle terme e qualche assaggio della cucina locale, la vita notturna dei diversi bar del centro, la fa da padrone. Tra uno shot e qualche litro di birra si fanno le ore piccole....la giornata riprende, sempre con meno ore di sonno, il giorno seguente.

martedì 1 novembre 2016

una visita all'anno...


Idonea. 
Unica parola che voglio leggere oggi.
Mi sveglio, occhi ancora chiusi e leggera sensazione di piccola tensione impercettibile. Non ho appuntamenti di lavoro, non ho particolari scadenze, eppure so che sarà una di quelle giornate un po' faticose. 
Ore 15.30- visita medico sportiva. Questo c'è scritto a lettere cubitali sulla mia moleskine, niente pazienti o riunioni, che quelli sì che li gestisco, ma soltanto, visita medico sportiva. 
Sono ormai vent'anni che una volta l'anno l'appuntamento è fisso, la leggera emozione la stessa, e quella piccola paura che qualcosa non vada per il meglio. 
Quest'anno la tensione è doppia, ventesima visita medico sportiva per me e la prima per mia figlia. 
Ed è un attimo, la giornata scorre ed anche la visita. 
Dati personali. 
Spirometria.
ECG.
Ciclette ( quest'anno un lusso)
ECG. 
Idonea.
Sembra facile eppure mi chiedo sempre il perché di quel fremere per tutta la giornata, perché la preoccupazione?
Nell'ascensore, scendendo, mia figlia di soli 4 anni, mi dice che si è divertita alla visita ma che è ora di andare a fare ginnastica, non vede l'ora di saltare, giocare ed andare sulla trave.
Ecco forse la paura, la piccola preoccupazione nasce dal pensiero di non poter più fare ciò che amo. Sport.
Ma anche quest'anno...idonea...ed anche la mia bambina che l'ha vissuta con la giusta leggerezza. 
Fate questa visita l'anno, per alcuni faticosa e per altri molto leggera tuttavia preziosa tanto quanto la passione e la fame di sport.